Il Parroco dice...

Lettera del Parroco: Febbraio 2015

Care parrocchiane e parrocchiani,

voglio anzitutto ringraziare tutti coloro che, durante le confessioni o in altri momenti di dialogo e confronto, hanno condiviso con me le riflessioni sull'articolo citato nella mia precedente lettera (la tenerezza verso se stessi come presupposto per vivere la tenerezza verso il prossimo). Sono stato arricchito (spesso commosso) dalle vostre riflessioni e continuo a ritenere che amare se stessi sia più difficile che amare gli altri.

Sembra ieri che ci siamo preparati al Natale - a riconoscere che quel Dio amore e misericordia in cui crediamo nasce ogni giorno nella nostra vita - ed eccoci già qui alle porte della Quaresima, i 40 giorni che precedono e sono illuminati dalla Pasqua, trionfo (quotidiano) della vita sulla morte e dell'amore di Dio sui nostri peccati.

Tra i tanti momenti vissuti in Parrocchia in questo tempo, mi piace soffermarmi sul ritiro di vicariato dei ragazzi/e di III media e dei loro genitori, tenutosi qui al Rivaio il 14 Dicembre scorso. Gli adolescenti sono stati aiutati e seguiti dalle catechiste, mentre i genitori hanno lavorato insieme a fr. Marco delle Celle di Cortona. Ispirato da quel momento, in questa mia riflessione mi riallaccio anche a quanto ho scritto nella mia lettera per Pasqua 2014.

Fr. Marco, inizialmente con uno stile un po' duro (servito ad attirare l'attenzione), ha aiutato i genitori - dei quali abbiamo apprezzato ancora una volta la partecipazione numerosa ed attenta - a riflettere sul loro ruolo di adulti chiamati a fissare delle regole, affinché i desideri e i sogni dei loro figli e figlie, confrontandosi e spesso scontrandosi con queste regole, si possano purificare per fiorire al meglio. Ha parlato ai genitori del loro ruolo in cui nessuno (televisione, allenatori, insegnanti, preti, suore ed educatori in genere) li può sostituire; dell'importanza dei NO che, quando meditati e presentati dalla coppia in modo unitario e solidale, sono il grande aiuto che i genitori possono dare ai figli. Ha riflettuto, quindi, sulla responsabilità dei genitori, del loro doversi fare carico dei figli, cercando non sempre la loro soddisfazione immediata, ma il loro vero bene, in un percorso che li aiuterà a diventare adulti ―belli‖ non solo esteriormente, ma anche dentro, ricchi di valori e capaci di prendere decisioni informate e ragionate. Ha detto, poi, dell'importanza della trasmissione dei valori di fede ai figli/e, del gusto che si può provare a pregare insieme in famiglia, così mostrando, con la testimonianza e l'esperienza concreta, che Dio non è un feticcio a cui ricorrere in casi di particolare bisogno, ma l'amico che è sempre con noi e con cui si sta bene. Infine, ha anche evidenziato la necessità di lasciare tempo libero ai figli, affinché possano maturare creatività e capacità di riflessione e preghiera. A questo proposito mi piace aggiungere una citazione che ho trovato recentemente (Paolo Zamengo, Dossier Catechista Dicembre 2014, pag. 17)

Occorre silenzio per capire il silenzio di Dio.

La riflessione di fr. Marco, quindi, è stata tutta incentrata sulla famiglia. Famiglia che siete voi, con i vostri figli/e e genitori, e famiglia che è la Parrocchia. Sì, anche la Parrocchia è una famiglia, in cui tutti insieme, facendo ognuno/a la propria parte, camminiamo dietro al Signore, buon pastore che ci chiama ad accogliere il suo amore per ciascuno di noi e a testimoniarlo nelle realtà in cui viviamo. Una famiglia in cui ognuno cerca di fare del suo meglio e di prendersi le sue responsabilità. E una famiglia che ha bisogno di crescere ogni giorno nella corresponsabilità e serietà.

Per questo motivo il nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale, che ha iniziato la sua ―missione nello scorso settembre, riflettendo sui bisogni reali della nostra parrocchia, ha delineato come priorità del prossimo (o prossimi) anno proprio ―la parrocchia come famiglia‖, ed ha già iniziato ad identificare strategie che ci permetteranno di crescere in questo senso di appartenenza.

Il giornalista Michele Serra, nella sua rubrica L'amaca (La Repubblica del 15 Gennaio scorso), riflettendo sul ruolo del Presidente della Repubblica, lo paragona ad un padre:

"Padre" (e allo stesso modo "madre") significa punto fermo, certezza, affidabilità. E significa (o dovrebbe significare) anche autorevolezza, facoltà di ricondurre alla Legge — la Costituzione repubblicana — anche i dissidi più animosi. Mi chiedo di quanti "padri" e di quante "madri" disponiamo, qui e oggi, noi italiani. Alcuni dei nomi che sento pronunciare sono piuttosto "fratelli", miei coetanei o appena maggiori, tutti in età ampiamente matura eppure non dotati dello stesso carisma dei soli "genitori" che la Repubblica davvero riconosce (...)

Quanto Serra dice per il Presidente della Repubblica può aiutare anche noi a crescere nel nostro sentirci famiglia. Siamo sì fratelli e sorelle fra di noi (perché tutti figli e figlie dell'unico Padre), ma anche padri e madri, punti fermi, persone che sanno esprimere autorevolezza (non autoritarismo) e guide umili ma sicure. Persone adulte anche nella fede che, alimentati dalla riflessione sulla Parola di Dio, sanno testimoniare e condividere la gioia di sentirsi scelti da Dio. Persone che, pur consce dei propri limiti, difetti e peccati, non li usano come scusa per delegare o nascondersi, ma, certi che ―dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia‖ (San Paolo ai Romani, versetto 20 del capitolo 5), vanno avanti cercando di fare la propria parte con umiltà, serietà e coraggio.

Il mio augurio è che questa Quaresima sia per tutti noi un'occasione per crescere nel nostro essere famiglia.

Possa l'esempio di Maria - madre e figlia (discepola) di Gesù Cristo – aiutarci nel farci carico della nostra responsabilità di padri e madri, trovando l'aiuto nel Padre buono che è sempre con noi con il suo amore e la sua misericordia.

Buon tempo di Quaresima!

p. Marcello