Oggi l’ennesimo funerale, la chiesa di S. Pietro Chanel piena come nelle grandi occasioni, quasi da prima comunione. Dopo Beppe, Enzo anche Luigi si è avviato verso l’eternità. Il nostro cammino di quaresima iniziato il mercoledì delle ceneri ha avuto le sue sfide e le sue prove. La morte prematura di persone care ed eccezionali. Accomunati dalla malattia che li ha consumati in breve tempo. Nel caso di Enzo nemmeno un mese e mezzo. Nemmeno il tempo di fare i conti, di abituarsi, di reagire, di farsene una ragione. Morti che a pelle ci appaiono ingiuste e che sfidano il nostro senso di fede. Morti che lasciano un vuoto incolmabile. Morti che In questo tempo di quaresima sono diventate necessariamente incroci sul nostro cammino o strettoie verso la Pasqua.
Anche noi improvvisamente portati sotto la croce con coloro che hanno visto la morte di Gesù: l’apostolo Giovanni, Maria la madre di Gesù, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Quanta affinità tra questi ultimi e noi. Sulle nostre labbra saranno affiorate le parole di Marta e Maria che sentiremo nel vangelo della V domenica di quaresima: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” (Gv. 11.12). Parole che stanno tra la fede in Gesù e il misterioso senso degli eventi.
La celebrazione dei funerali che in queste due settimane si sono succedute con una certa frequenza e soprattutto quelli dei giovani amici hanno rappresentato per me e credo per molti di voi una sfida nel cammino verso la passione, morte e resurrezione di Gesù.
Questa sfida anch’io ho dovuto affrontare e mi sono accorto che ho avuto con me, in questo tempo, benedicendo le vostre famiglie e le vostre case, un qualcosa che mi ricordava che quella sfida è superata. Sto parlando dell’immagine del Crocifisso che abbiamo lasciato nelle famiglie. Anch’io, come voi non mi ero accorto della particolarità di quel crocifisso. A molti di voi ho chiesto cosa ci vedi di particolare in questa immagine? Noti niente di strano? Non manca nulla?
Tutti con la medesima attenzione di chi cerca “il particolare mancante” in un gioco di enigmistica e dopo un prolungato e infruttuoso silenzio concludevate con dispiacere con un “no”, “niente”.
E ciò che era più ovvio è diventato difficile da trovare! E poi l’ovvio impediva di esaltare l’eccezionale e il meraviglioso.
Io come voi davo per scontato che in un crocifisso ci avremmo trovato la sofferenza, le piaghe sanguinanti, i segni di una dolorosa passione. Tanto scontato che i nostri occhi non sono riusciti a notarne l’assenza. Infatti in quell’immagine il corpo di Gesù e privo di piaghe, dipinto in modo perfetto, addirittura, come se fosse luminoso e splendente.
Ma non è tutto! Non ci siamo accorti del capo reclinato che fissa teneramente l’osservatore, del volto sereno e quasi sorridente, dei piedi inchiodati separatamente quasi ad accennare un passo di danza. Le gemme preziose intorno all’aureola e presenti in varie parti. Particolari questi che si imparano da qualcuno che li ha già scoperti. Nella maggior parte dei casi alla scoperta di questi particolari sul volto di chi avevo davanti ho visto affiorare la sorpresa e ho sentito bisbigliare con meraviglia “è vero! Non l’avevo notato”.
Se l’autore, che rimane ignoto, ma ben identificata è l’epoca della composizione (XII e XII secolo) sapesse che abbiamo scoperto tali particolari probabilmente si rallegrerebbe in quanto ha raggiunto il suo scopo: farci intravvedere anche nel Cristo crocifisso la gloria di Dio. La luce della resurrezione che si intravvede già nella croce. Ritengo che essermi intrattenuto con molti di voi su ciò, sia stato uno scambiarsi già un annuncio e un augurio semplice e discreto della Pasqua di Gesù.
Ecco allora a riempire i nostri occhi non sono solo più le lacrime e la mestizia che la morte degli amici ha lasciato, i nostri occhi si sono riempiti della gloria di Dio. Quella gloria che Gesù ha cercato di far intravvedere ai discepoli nel cieco nato: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio” (Gv. 9.4). A proposito di Lazzaro, poi Gesù ai discepoli dice ancora: "questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato" (Gv. 11.4).
Se non siamo subito stati in grado di intravvedere la Gloria di Dio in un’immagine ricca di segni e particolari immagino quanto sia difficile intravvedere negli eventi, dove la morte sembra regnare, la Gloria di Dio. Nella notte di Pasqua dopo la fine della veglia al Rivaio, faremo in modo che molti di voi possano correre in Collegiata per assistere alla famosa volata. Questa sarà bella, ma rischia di essere uno spettacolo anche se inserita, ma non prevista, nella liturgia attuale. Credo che da tutti i punti di vista, artistico, teologico, liturgico e … quel crocifisso sia ben più della volata. Alzate il capo e guardate in alto sospeso sopra l’altare quel magnifico e meraviglioso Cristo trionfante in Croce. Incrociate quello sguardo radioso e salvifico. Che il Signore possa in questa Pasqua di passione, morte e resurrezione farci intravvedere la nostra resurrezione e la gloria di Dio nella propria vita e nella vita di coloro che ci vivono accanto.
Buona e Santa Pasqua a tutti
anche a nome dei confratelli sacerdoti
della Comunità Marista del Rivaio
padre Emanuele